Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/479

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442 UDRÒ Carino e NHitleriano dopo la morie di Caro lor padre, a cui egli perciò dà il nome di Divo: Divi fortissima pignora Cari (in Cyneg v. 64). Un passo però di questo poema & nascere qualche dubbio intorno al soggiorno di Nemesiano in Roma. Egli parlando a’ due fratelli imperadori così dice: Haec vobis nostrae libarunt carmina Musae , Cum primum vultus sacros, bona numina terrae Contigerit vidisse mihi: Per. 7(1, ec. E poco dopo: Videorque mihi jam cernere fratrum Augustos habitus, Romam, clarumque iicnatiiin. Non è ella questa maniera di parlare propria di chi non mai abbia veduti nè gli imperadori nè Roma? Come dunque si puo dire eli’ egli vivesse in Roma, e che Numeriano con lui contendesse in poesia prima di essere sollevato all’impero? Giacchè dopo ei nol potè certamente, ucciso, mentre dalla guerra di Persia sen tornava a Roma. Alcuni interpreti ne escon col dire che Nemesiano era stato prima in Roma, che poscia o se n’era ritornato a Cartagine, o erasi ritirato in qualche luogo fuori di Roma, ove pensava di nuovamente recarsi. Può essere che tale veramente sia il senso di Nemesiano; ma a dir vero, le sue parole parmi che indichin piuttosto una prima che una seconda venuta a Roma; nel quel caso io non saprei come accordarle col racconto che fa Vopisco. Checchè ne sia , il poema che ci è rimasto di Nemesiano, è colto ed elegante