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SECONDO 445

uom dabbene, e nella antica letteratura versato assai (l. 19, c. 7). Tossozio senatore della famiglia degli Antonini vivea al tempo di Massimino I, e alcuni poemi avea composti che al tempo di Giulio Capitolino ancora si conservavano (Capit. in Maximin. jun. c. 1). Abbiam già fatta menzione di Aurelio Apollinare, che da Vopisco si dice scrittor di jambi (in Caro, ec. c. 11), e autore di una Vita dell'imperadore Caro, la qual però non sappiamo se scritta fosse in versi, o in prosa. Aggiungansi quelli tra gli imperadori da’ quali abbiam detto che fu coltivata la poesia , come Lucio Vero, Alessandro Severo , i Gordiani, Gallieno e Numeriano. Fuor di questi e di qualche altro che venga per avventura accennato dagli antichi scrittori, io non saprei quali altri poeti additare di questi tempi. Il che dee farci conoscere che e pochi coltivatori ebbe allora la poesia, trattone alcune rare occasioni in cui era onorevole e vantaggioso f esser poeta 5 o se ebbene molti, questi non furon troppo felici nel poetare , e i lor versi perciò vennero presto dimenticati. VI. Ciò che mi sembra più strano, si è che anche di poesie teatrali appena trovasi in quest’epoca autore alcuno. Io veggo sol nominato da Giulio Capitolino (in Marc. Aur. c.8) un Marullo scrittor di Mimi, di cui egli racconta che soleva co’ mordaci suoi scherzi pungere i due imperadori Marco Aurelio e Lucio Vero, e che questi dieder pruova della loro mansuetudine col non farne risentimento. Di lui parla ancora Servio (ad ecl. 7 Virg.) dicendo che nel compone vi. La poesia teatrale quasi del tuli» negletta.