Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/505

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468 LIBRO essi pure a pruova del lor sentimento l’autorità di alcuni codici, ne’ quali le Vite che soglionsi attribuire a Lampridio, attribuite si veggono a Sparziano. Molto ancor si contende tra gli eruditi nel dividere fra’ diversi autori le diverse Vite, e non son molte quelle in cui tutti convengono in riconoscere per autore uno a preferenza degli altri. Ma io mi asterrò dall’entrare in queste aride e spinose quistioni, in cui, dopo avere lungamente annoiati i lettori, altro finalmente non potrei fare che conchiudere, non potersi intorno ad esse determinare cosa alcuna di certo. Ciò che con più sicurezza si può affermare , sì è che essi vissero a’ tempi di Diocleziano e ancora di Costantino; perciocchè Sparziano e Vulcazio e Lampridio (se furono da lui diversi) e Giulio Capitolino dedicarono parte a Diocleziano, parte a Costantino le loro Vite; Trebellio Pollione scrisse regnando Costanzo Cloro, e al tempo medesimo, o poco appresso scrisse ancora Vopisco. Intorno a tutte queste quistioni che da noi si sono brevemente accennate, veggansi i commentatori della Storia Augusta, e singolarmente il Salmasio e il Casaubono, il Vossio (De, Histor. lat. l. 2, c. 5, 6, 7) e il Fabricio (Bibl. lat. l. 3, c. 6), il quale ancora ha diligentemente raccolti i sentimenti degli eruditi intorno a questi scrittori, e il Tillemont (in Diocl, art. 26, 27). V. Assai maggiore è il numero degli scrittori da cui sappiamo che furon composte Storie ora interamente perite; ma null’altro comunemente sappiamo fuorchè questo stesso , eli’ essi scrissero, perchè li veggiamo citali