Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/507

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47° ’ libro Capitoliti, in Gordianis c. 21, ec.); e ruoli; altri che io potrei qui rammentare, se volessi tessere una lunga e noiosa serie di nomi. Ma veggasi il Vossio che gli ha già diligentemente raccolti (De Histor. lat. l. 2, c. 1, à, 3, 4, 5). VI. Prima d’innoltrarmi a parlar degli storici 1 greci che fiorirono o scrissero in Roma, vuoisi ^ qui fare alquanto di riflessione sul carattere degli scrittori della Storia Augusta, de’ quali abbiam or or favellato. Svetonio, che fu il primo a scriver separatamente le Vite dei Cesari tenne, come a suo luogo abbiamo osservato un cotal suo modo di scrivere, per cui parve che volesse anzi tramandarci la domestica che la pubblica storia di quegl’imperadori; e maggior diligenza usò comunemente nel descriverci il privato tenore della lor vita, che le guerre e le altre vicende del loro impero. Or come i primi esempi si seguono facilmente, il metodo di Svetonio fu abbracciato e seguito da quegli scrittori che ne continuarono l’argomento collo scriver le Vite degl’imperadori seguenti; poichè anch’essi furono comunemente minuti troppo, e, direi quasi, superstiziosi nel descriverci il portamento, le costumanze, l’abito, il vitto ed altre simili circostanze di non molto peso della vita dei loro principi. Abbiamo accennato che questo difetto rimproveravasi singolarmente a Giunio Cordo. Noi non abbiam voluto, dice Giulio Capitolino (in Gordianis.c. 21), narrare alcune cose che Giunio Cordo ridicolosamente e scioccamente ha raccolte intorno a’ domestici piaceri e ad altri più vili oggetti. Chi fosse avido di saperne, legga lo stesso Cordo, il quale racconta