Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/532

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SF.CONDO 49’5 jl rimanente della sua vita ei passasse in Roma; ma non si sa precisamente fin a qual tempo vivesse. Alcuni moderni scrittori, e fra essi il Carterio (Vita Galen, c. 14)? raccontano ch’egli nell’estrema sua vecchiezza udendo dei gran prodigj che da’ Cristiani facevansi nella Giudea, fermo di conoscere e di abbracciare la lor religione, si pose sur un legno, e navigò verso la Palestina; ma non reggendo a’ disagi della navigazione, morì nel viaggio. Appena si può intendere come uom ragionevole possa dar fede a tai racconti, quasi che i Cristiani fossero solo nella Giudea e non anche in Roma, e qui ancora non si vedessero allora alle lor preghiere segnalati prodigj. III. Benchè grande fosse la stima di cui Galeno godeva in Roma, ei si duol nondimeno di essere stato oggetto all’invidia e al livore di molti (De Libris propr.). Accusavanlo singolarmente come disprezzator degli antichi, perciocchè Galeno vantavasi di non essere schiavo di alcuno, ma di seguire quella opinione che gli paresse migliore, e scopriva gli errori che molti di essi avean commessi. E certo non si può negare che se Galeno usava parlando di quello stile medesimo con cui sono scritti i suoi libri, ei non dovesse naturalmente risvegliare contro di se medesimo la gelosia e l’odio di molti. Degli altri medici ei parla comunemente con quel disprezzo che è proprio di un uomo che scuopre l’altrui ignoranza; ma che non si perdona mai da coloro che divengon l’oggetto delle pubbliche risa. Di sè parla troppo sovente, e meno modestamente che non