Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/544

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dell1 era cristiana 248, cioè più di un secolo dopo la morte di Adriano. Ma il testo di Gellio non ha certamente bastevole autorità a distruggere l’opinione di tutti gli antichi e moderni cronologi; e perciò convien dire che il passo sia guasto e corrotto. E certo se invece di septingenti si leggesse sexcenti, allora il computo riuscirebbe ottimamente; poichè Adriano regnava appunto verso la fine del ix secolo di Roma, e morì l’anno 891 dalla fondazione di essa. Intorno all’età di Gellio veggasi, oltre gli altri scrittorì dal Fabricio allegati (Bibl. lat. l. 3, c. 1), un’erudita dissertazione del conte. Camillo Silvestri inserita nella Raccolta Calogeriana (t. 6). II. Se Gellio fosse romano, non si può con sicurezza affermare, non essendovi, ch’io sappia, passo alcun dei suoi libri che cel dimostri. Ma in Roma ei fece certamente lungo soggiorno, ivi attese giovinetto agli studj, ivi coltivò l’amicizia de’ più dotti uomini del suo tempo, ivi ancora fu da’ pretori scelto tra’ giudici delle cause private (l. 14, c. 2). Fu ancora per qualche tempo in Atene, e vi strinse amicizia co’ più illustri filosofi che allor vi erano. Da questo suo soggiorno in Atene ei diede il nome alla sua opera intitolandola Notti Attiche; perciocchè allora avea cominciato a scrivere di notte tempo ciò che o leggendo, o conversando cogli altri, eragli sembrato degno di averne memoria. Di quest’opera diversi sono i pareri de’ diversi scrittori, ed altri non si saziano in ammirarla e in lodarla, come il Lipsio che chiama Gellio autore di purissima latinità (Centur. 4 Miscell, ep. 57"); altri ne dicono il più gran 11. Carati cri? dello sue Molli Attiche.