Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/555

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5l8 LIBRO SECONDO statua di Pupieno, che regnò per breve tempo alcuni anni dopo la morte di Alessandro, si rammenta dal Winckelmann (p. 328); statua che benchè abbia non pochi difetti, è nondimeno forse la sola di qualche pregio; ed ella fu opera probabilmente di alcun degli artefici che da Alessandro erano stati chiamati a Roma. Ma sotto f impero di Gallieno singolarmente, e ne’ torbidi tempi che venner dopo, le arti soffrirono grandissimo danno. Nè è già che statue ed altri lavori non si facessero allora. Una statua d’oro alta dieci piedi troviam innalzata dal popol romano in onore di Claudio II, e un’altra d’argento di mille cinquecento libbre di peso innalzata a lui pure nel Foro (Trebell. Poll, in Claud. c. 3), e tre statue d’argento dall’imperador Tacito innalzate in onore di Aureliano suo predecessore (Vop. in Tac. c. 9); e statue ancora dello stesso Tacito e del suo fratello Floriano (id. in Floriano c. 2). Nuovi edificj ancora e nuovi palazzi di grandissimo lusso si aggiunsero a Roma; e la pittura parimenti vi fu coltivata; poichè fra gli altri monumenti che ne abbiamo, veggiamo nominati da Vopisco i solenni giuochi che Carino avea dati al popolo romano, e che egli avea fatto dipingere in un portico del suo palazzo (in Carino c. 19). Ma tutti quasi i lavori dell’arte si risentivano di quella barbarie che la condizione de’ tempi cominciava a spargere in Roma. Basta osservar le medaglie degl imperadori da Gallieno fino a Costantino, per conoscer la rozzezza degli artefici di questa età, tanto lontana dall’antica finezza, quanto i tempi di Gallieno e de’ successori eran diversi da que’ d’Augusto.