Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/562

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terzo. 5a5 letterarie antichità di Ercolano, stampata in Jena l’anno 1 ^51; nella quale però parmi che talvolta l’erudito autore più alle conghietture si appoggi che alle pruove. Teatro parimenti eravi in Pozzuoli per testimonio di Gellio, il quale racconta (l. 18, c. 5) che eravi a suo tempo un cotale che radunato il popolo sul teatro soleva ad alta voce leggere gli Annali di Ennio; il che non avrebbe egli fatto, se gli abitanti non fossero stati vaghi di erudizione e di poesia. Ed è verisimile che somiglianti teatri fosser pure in molte altre città di queste provincie medesime. In Capova eravi certamente non sol teatro (Murat. N. Thes. Inscr. t 1, p. 290), ma anfiteatro ancora, di cui ha con somma erudizione trattato il celebre canonico Mazzocchi. Ma degli anfiteatri non è mia intenzione di qui favellare; perchè non essendo essi destinati a letterarie rappresentazioni, ma solo a’ giuochi ed agli spettacoli, non ne possiam ricavare argomento alcuno a vantaggio della italiana letteratura. IV. Oltre i teatri de’ quali abbiamo parlato, altri monumenti ancora possiam recare del fiorir che facevano in queste provincie gli studi d’ogni maniera. Racconta Gellio (c. 9, l. 4) che tornando egli da Grecia in Italia, e avendo posto piede a terra in Brindisi, si vide alla vendita esposto un mucchio di libri greci ch’egli tosto comperò avidamente; i quali non si sarebbono ivi esposti, se i cittadini non fossero stati tali che si potesse sperare di farne vendita. Una biblioteca pure veggiamo in Sue ssa in una iscrizione dell’anno della nostra era 139