Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/564

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TERZO 527 veduto, in Sicilia, ci fa congetturare che anche i filosofici studj vi fossero con ardor coltivati , perciocchè egli non avrebbe verisimilmente fissata la sua dimora tra uomini che non curassero punto i suoi studi e le sue dottrine. VI. Io non uscirei facilmente da questo argomento, se a pruova del fiorire che facevan gli studi nelle altre città d’Italia volessi rammentar tutte quelle in cui troviamo esservi stato teatro. Avea Padova il suo; e leggiamo in Tacito (Ann. l. 16, c. 21) che il celebre Trasea Peto, eh1 era natio di questa città, non isdegnò di salirvi, e di rappresentare un personaggio di tragedia. Aveva il suo ancor Pesaro, come dimostra il celebre e tanto benemerito delle antichità italiane sig. Annibale degli Abati Olivieri (Not. ad marm, pisaur. p. 13). Un teatro presso il lago di Bolsena vien rammentato in un’antica iscrizione pubblicata dal Muratori (Thc.s. Inscr. t.1, p. 274); e generalmente nella Toscana doveano i teatri essere assai frequenti sì per l’amore de’ teatrali spettacoli, che nei tempi più antichi era stato proprio degli Etruschi , sì per la vicinanza con Roma, il cui esempio avrà facilmente risvegliato nelle confinanti provincie desiderio d’imitazione. In fatti attesta il Borghini (Discorsi t 2, p. 183) che in quasi tutte le principali terre della Toscana si veggono rovinosi avanzi di antichi teatri. Lo stesso dicasi del Lazio, nelle cui città è probabile che molti fossero i teatri; perchè ivi ancora eran frequenti le villeggiature de’ cavalieri romani. Certamente eravi teatro in Anzio,