Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/566

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TERZO ¡J21J più certe pruove, di queste anzi piacemi a (questo luogo dì usare. E innanzi a tutte le altre città vuolsi qui fare menzione di Como, perciocchè un suo cittadino, cioè Plinio il Giovane ne ha renduto colla sua beneficenza celebre ed immortale il nome. Abbiamo già altrove accennato coni’ egli udì con dolore che nella sua patria non vi eran pubbliche scuole, e che i giovani eran perciò costretti ad andarsene a Milano. Ma troppo è bello tutto quel passo di Plinio, perchè non debba esser qui riferito. Essendo io stato di fresco in patria, scrive egli allo storico Tacito (l. 7, ep. 13), venne a trovarmi un giovinetto figliuolo cf un mio concittadino, a cui io , Stu dii tu, dissi? Sì certo. E dove? In Milano. Perchè non anzi qui in patria? Allora il padre eli era presente, e che avevami condotto il giovane, Perchè qui, disse, non abbiamo maestri. E perchè ciò? soggiunsi io. Voi che siete padri (e opportunamente ve ri avea molti ad udirmi) dovreste certo bramare che qui anzi che altrove studiassero i vostri figli; perciocchè dove staranno essi più volentieri che nella lor patria? dove saranno allevati più onestamente che sotto gli occhi de’ lor genitori?; dove mantenuti con minor dispendio che nella propria casa? Che gran cosa è ella dunque unire insieme il denaro, e chiamare pubblici professori? E ciò che voi ora spendete nelle abitazioni, ne’ viaggi e nelle cose che si comprano ne’ paesi stranieri (come tutte veramente si comprano), rivolgerlo a loro stipendio? Io stesso che non ho ancora figliuoli, son pronto a dare per questa nostra repubblicat Tmmuoschi, Voi IL 34