Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/567

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i>3o LIBRO cdiuc s’ella fosse mia figlia , o anzi mia madre , la terza parte di quella somma che a voi piacerà perciò di fissare. Tutta ancora io la preme LI rei, se non temessi che questo mio dono non servisse un giorno di pascolo all’altrui ambizione, come, veggo accadere in molte città, ove a spese del pubblico si fan venire i maestri. Questo danno non si può prevenire altrimenti che col lasciare ai soli genitori il diritto di scegliere i professori, e obbligandoli a contribuirvi parte delle lor proprie sostanze, determinarli a una saggia elezione. Perciocchè coloro che non sarebbon forse troppo solleciti de’ beni altrui, saranno certo solleciti de’ loro proprj; e faranno in modo che non si doni se non a chi ne sia degno il mio denaro, se il lor denaro ancora dovranno donargli. Raccoglietevi dunque e unitevi insieme in un medesimo sentimento, e prendete coraggio ed esempio da me che. bramo che sia moltissimo ciò che a tal fine dovrò impiegare. Voi non potete far cosa nè più onesta pe’ vostri figli, nè alla patria vostra, più grata. Color che qui nascono, qui ancora siano educati; e fin da fanciulli prendano ad amar la lor patria e ad abitarvi. E piaccia al cielo che sì valorosi siano i maestri da voi trascelti, che le vicine città da voi apprendan le scienze; e come ora i vostri figliuoli sen vanno tra gli stranieri, così gli stranieri vengano in avvenire tra voi. Tutto ciò ho io pensato di doverti svolgere, o Tacito, e raccontare distesamente, perchè tu intenda quanto mi sarà caro che ti adoperi in ciò ch’io ti chieggo. Or io ti chieggo, e per l’importanza