Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/582

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Capo II.

Letteratura de’ Cristiani de’ primi tre secoli in Italia.

I. Gli autori dell’Enciclopedia ci han data essi i primi un’assai pregevol notizia, di cui eravamo stati finora al buio, cioè che i primi Cristiani diedero alle fiamme tutti que’ loro libri che nulla potevan giovare alla religione (Encycl. t. 2, art. Bibliothéque). Essi ne recano in pruova gli Atti degli Apostoli. Ma nel passo da loro allegato (c. 19, v. 19) altro non leggesi, se non che multi ex eis qui fuerant curiosa sectati, contulerunt libros, et combusserunt coram omnibus. Dove, come è evidente che si ragiona di quelli che avevano coltivate le superstiziose arti dell1 astrologia e della magia, così è ancora evidente che non si debbe intendere che di que’ libri che a queste medesime arti appartenevano. Oltre che, quando pur si volessero le riferite parole intendere de’ libri d’ogni maniera, ciò non raccontasi finalmente che di quelli d’Efeso; nè si può provare che fosse questo o legge, o costume generalmente ricevuto da’ Cristiani. Anzi noi veggiam che S. Paolo e nelle sue lettere e parlando cogli Ateniesi si vale più volte di qualche passo de’ greci poeti, come S. Girolamo recando i passi medesimi chiaramente dimostra (ep. 70 edit veron.). Ma più chiaramente ancora raccogliesi la falsità di questa opinione dal vedere che cristiani scrittori de’ primi secoli mostrano una perfettissima cognizione de’ sentimenti c de Tiraboschi, Voi. II. 35