Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/585

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5.{8 unno confessore di Cristo dannato a morte, fu abbandonato al puerile ma troppo crudele sdegno de’ suoi scolari che esser dovevano idolatri} e come questi co’ medesimi stiletti di ferro di cui solevano usare scrivendo in iscuola, contro di lui avventandosi, con lungo e stentato martirio lo straziarono sino ad ucciderlo. Io ben so ch’ella è opinione di molti che ciò accadesse solo a’ tempi di Giuliano Apostata; il che se fosse, non potremmo ritrarne argomento alcuno al nostro proposito, poichè nell’impero di Costantino e de’ suoi figli essendo la religion cristiana divenuta la dominante, non è maraviglia che allora e poscia i Cristiani tenessero scuola. Ma i continuatori del Bollando con ragioni a mio parere assai forti dimostrano (Acta SS. Aiti’ , p- ■ ri, ec.) che questo fatto non potè accadere che nell’impero di Diocleziano al più tardi. E veramente, oltrechè non sappiamo che in Italia si sollevasse persecuzione alcuna contro de’ Cristiani al tempo di Giuliano, il poeta Prudenzio parla del martirio di S. Cassiano come di cosa antica assai; perciocchè ci dice che standosi egli nella chiesa <f Imola a contemplar la pittura in cui esso era rappresentato, e non avendone contezza alcuna, ne chiese al sagrestano, il qual gli rispose che vi era dipinto un antico avvenimento eli’ era registralo ne’ libri, cioè il suddetto martirio: Hisloriam pu nirà refert, quae tradita Iibris \ crani \elusli temporis inoustral lidcui. Or se il martirio di S. Cassiano avvenuto fosse ai tempi di Giuliano, potevasi egli chiamare