Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/6

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PREFAZIONE


La storia de’ tempi di cui dobbiamo ragionare in questo tomo, ci offre l’infelice decadimento dell’impero romano avvilito prima e disonorato per gl’infami vizii di molti imperadori, poscia indebolito e snervato per la lor codardia, e quindi combattuto, smembrato e finalmente rovinato dai Barbari che da ogni parte l’invasero e se ne fecer signori. La storia letteraria de’ tempi medesimi ci offre il nulla meno infelice decadimento delle scienze e dell’arti, che pel capriccio dapprima de’ loro coltivatori soffersero non legger danno, poscia per le sventure dei tempi venner neglette, e passo passo abbandonate per modo che appena serbavasi la memoria del lieto stato a cui ne’ secoli precedenti esse eran salite. Questo decadimento della letteratura debb’essere il principale oggetto delle nostre ricerche; ma perchè esso fu troppo strettamente congiunto col decadimento dell’impero, questo ancora non deesi da noi trascurare, acciocchè si conosca quanto influisca nella felicità delle lettere la felicità dello Stato.

Prima però d’innoltrarci in queste ricerche, convien dir qualche cosa de’ fondamenti a’ quali noi crediamo di doverle appoggiare; fondamenti che finora si sono creduti solidi e fermi, ma che ora ci si voglion far credere deboli e rovinosi. Chiunque finora ha scritto la storia degli imperadori che succederono ad Augusto, ha pensato di poter narrare sicuramente ciò che si vede con certezza affermato da Tacito e da Svetonio, i due più antichi storici che di que’ tempi ci sian rimasti, quando non vi s’incontri alcun fatto che o dalla retta ragione si mostri impossibile, o da autentici documenti si mostri falso. Ma era alla nostra età riservato lo scoprir finalmente che tutti sono finora stati in errore; che il Baronio, il Sigonio, il Tillemont, i Pagi, il Muratori, il Crevier ed altri a lor somiglianti scrittori coll’appoggiarsi all’autorità di tali autori sono stati uomini