Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/605

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568 "LIBRO dell’Eclettismo (Hist de l’Eclectisme t.1, art. 8), il quale ha preso a confutare singolarmente l’articolo da noi sopra mentovato dell’Enciclopedia, in cui la religion cristiana e que’ che ne furono i più illustri sostenitori, ci si rappresentano in un aspetto odioso troppo e ingiurioso. V. Dopo la morte di Costantino, che accadde l’anno 337, diviso l’impero tra i tre suoi figli Costantino, Costanzo e Costante, a quest’ultimo toccò in sorte l’Italia; il quale quindi a tre anni venuto a guerra col suo fratel Costantino, e rimastone vincitore, si vide padrone di tutto l’Occidente; e ne resse l’impero fino all’anno 350, in cui Magnenzio contro di lui sollevatosi gli tolse la corona e la vita. Ma tre anni soli godè l’usurpatore dei frutti del suo delitto; e poichè dalle armi di Costanzo si vide ridotto agli estremi, da se medesimo si uccise l’anno 353, e per tal modo rimase Costanzo signore di tutto l’impero. Se si potesse dar fede a ciò che di lui ne racconta Giuliano l’Apostata suo cugino e cognato, in due orazioni panegiriche innanzi a lui medesimo recitate, noi dovremmo creder Costanzo dotato di una virile e robusta eloquenza (Or. 1, 2, p. 33, 77, ed. Lips. 1696). Ma ognun vede qual fede si debba a’ panegirici recitati in tale occasione e da tal personaggio. Nondimeno anche Aurelio Vittore ne esalta assai l’eloquenza, e ad essa attribuisce l’aver vinto Vitrannione che avea usurpato l’impero (De Caesar. c. 42). Ma certo assai diversamente ne parla Ammian Marcellino, il quale racconta (Hist. 1. 21, e. 16)