Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/607

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570 LIBRO raccontano il P. Harduino (ViL Themistii ejus Or.praefix.), il Fabricio (Bibl. gr. t. 8, p. 1, ec.), il Tillemont (Hi st. des Emper. in Theod. articlc 93, 94), il Bruckero (Hist. crit. Phil. t. 2 , p. 484) ed altri. Ei non appartiene punto all’italiana letteratura; perciocchè ei venne bensì a Roma nell" andar eh ei fece a Graziano nelle Gallie inviato da Valente l’anno 376, e i Romani di ogni mezzo usarono per determinarlo a soggiornare tra loro; ma egli antipose Costantinopoli a Roma, e prontamente vi fece ritorno. VI Or tornando a Costanzo, dalle cose fin qui dette egli è manifesto, a mio credere, che questo imperadore non ebbe grande impegno nel fomentare le scienze; e che se egli fu liberale di onori e di ricompense verso di alcuno , ciò fu anzi per ambizione di esser lodato, che per desiderio di veder fiorire gli studj nel suo impero. In fatti non troviam legge alcuna che da Costanzo a tal fine si promulgasse; mentre quasi tutti gli altri imperadori di questo secolo se ne mostrarono in qualche modo solleciti, come dalle leggi lor si raccoglie, che sono inserite ne’ Codici di Teodosio e di Giustiniano, e delle quali verremo successivamente parlando. Solo ritroviamo ch’egli aprì in Costantinopoli a comune vantaggio una pubblica biblioteca, di che Temistio il loda, e a giusta ragion, grandemente (Or. 13; V. etiam Gothofred. not. ad Cod. Theod. l. 14, tit 9, lex 2). Ma nel rimanente egli lasciatosi ciecamente aggirar dagli Ariani, poneva tutto lo studio in sostenerne il partito, e in opprimere e perseguitare i Cattolici, avuto perciò in poco conto