Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/612

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QUARTO 5~5 come afferma olire più altri scrittori Teodoreto (Hist l- 3, c. 8), proibì loro ancora l’applicarsi agli studj della poesia, dell’eloquenza e della filosofia, per riuscir meglio di tal! maniera al suo intento, cioè che i Cristiani divenissero uomini incolti e vili per la loro ignoranza. Alcuni su questo secondo divieto di Giuliano hanno mosse difficoltà, e si sforzano di mostrarlo non ben accertato; ma leggansi le pruove che ne arrecano ilTillemont (Hist. et cì, t. 7, art. 3 sur Julien), l’ab. de la Bletterie (Vie de Julien p. 263, ed. 2) e Tobia Eckardo (Miscell Lips. t. 4, p. 11)5), e vedrassi che non vi ha cosa provata più evidentemente di questa. X. Questo editto però assai poco tempo si tenne in vigore, perchè presto morì Giuliano. ucciso dopo due soli interi anni d’impero nella | guerra conti o Sapore re de’ Persiani. Giovi ano, ’ che gli succedette, non ebbe che circa otto mesi d’impero, e nulla perciò ci offre a scrivere che appartenga al nostro argomento. Valentiniano I, sollevato dopo Gioviano all’impero, dichiarato avendo suo collega Valente suo fratello, a lui lasciò la cura dell’Oriente, per se ritenne quella dell’Occidente, e l’anno 367 si associò Graziano suo figlio fanciullo appena di otto anni. Valente dunque non appartiene punto all’Italia, su cui egli non ebbe dominio alcuno. Valentiniano che in mezzo a singolari virtù che il renderono uno dei più grandi sovrani, ebbe ancora non pochi difetti, e quello singolarmente di una eccessiva severità e di un impetuoso e infrenabile sdegno, fu ancora uom colto e