Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/629

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5f)2 LIBRO qualche speranza che l’impero fosse per risalire all’antica sua dignità. Ma l1 ambizioso Ricimcro reggendolo crescere ogni giorno più in autorità e in potere, il fece crudelmente uccidere presso Tortona a17 d’agosto dell’anno 461, dopo poco oltre a 3 anni d’impero. Quella gelosia medesima che avea condotto R cimerò a un tal delitto, lo consigliò a porre sul trono un cotal Severo uomo da nulla, e di cui altra memoria non ci è rimasta, se non che i Barbari profittando della sua debolezza inondarono da ogni parte l’impero. Egli il tenne per circa quattro anni, morto l’anno 465 per veleno, come si crede, datogli da Ricimero. Due anni rimase allora vacante l’impero occidentale-, occasione troppo opportuna a’ Barbari per estendere sempre più le loro conquiste. Finalmente i Romani chiesero a Leone imperador d’Oriente Antemio, uomo di illustre famiglia in Costantinopoli, e valoroso nell’armi5 e Leone datagli la corona imperiale, mandollo in Italia, l’an 467- Egli per aver favorevole la potenza di Ricimero, di egli una sua figlia in moglie. Ma ciò non ostante si accese presto tra essi una fatal dissensione , che sopita per qualche tempo da S. Epifanio vescovo di Pavia, si riaccese poi più crudele, e finì colla morte di Antemio ucciso da Ricimero l’anno 472; e con un terzo saccheggiamento di Roma forse più crudele de’ primi due. Antemio ancora fu con un poetico panegirico lodato in Roma da Apollinare Sidonio (Carm. 2) che n’ebbe in ricompensa l’onorevol carica di prefetto della città (id. l. 1, ep. 9). Fra le altre lodi egli ne esalta