Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/631

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5t)4 LIBRO città, lo fa uccidere; quindi sen va a Roma, e vi si fa proclamare re d’Italia; finalmente passa a Ravenna, spoglia Augustolo della porpora. e assegnatogli di che vivere agiatamente, il confina in un castello presso Napoli; e in tal maniera l’an 476 f Italia e tutto l’impero occidentale si trova in potere de’ Barbari, e lor suddita e schiava si riconosce quella Roma medesima, il cui solo nome per tanti secoli riempiuti aveali di terrore. XXII. Io son venuto brevemente accennando le principali vicende dell’impero romano, perchè esse troppo son necessarie a conoscer lo stato dell’italiana letteratura a questi tempi. Ognun vede se in un sì grande sconvolgimento di cose poteva aspettarsi ch’essa fiorisse felicemente. Le invasioni de’ Barbari, le interne discordie, i saccheggiamenti, gl’incendj, le stragi, come condusse!- l’impero alla sua estrema rovina, così condussero ancor le lettere a una total decadenza. Pochi erano quelli che avessero agio per coltivarle; e quelli ancora che aveano e talento e inclinazione per esse, vivendo e conversando continuamente in mezzo ai Barbari, ne contraevano, per così dire, una cotal barbarie e rozzezza, che troppo chiara si scuopre nelle loro opere. Veggasi ciò che ne abbiam detto nella Dissertazione preliminare premessa a questo Tomo. Non è dunque a stupire se scarsa materia di ragionare e tenue materia di lode per la nostra Italia ci si offrirà in quest’epoca; anzi ella è cosa degna di maraviglia che in mezzo a sì grandi e sì universali disastri pur non mancassero totalmente gli