Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/64

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preliminare 27

morte d’Augusto vi ebbe ancora fervor nello studio tra’ Romani; e nondimeno dicadder gli studj, perchè s’introdusse il cattivo gusto. Non vi furono mai tanti poeti, quanti nello scorso secolo; ma il cattivo gusto regnava, e furon perciò poeti degni d’essere dimenticati. In ogni età vi sono stati uomini che avrebbon potuto rendersi illustri tra’ primi nel coltivare le scienze; ma le circostanze de’ tempi lor nol permisero. Posson dunque talvolta coltivarsi gli studj, ma senza buon gusto; si può talvolta lasciare affatto, o quasi affatto di coltivarli; e in amendue i casi si dice giustamente che dicadono le scienze, benchè in diversa maniera e per diversi motivi. Noi qui parliamo solo del dicadimento che avviene per la cessazion dello studio; e di questo dobbiamo esaminar le ragioni. XX. Il favore e la munificenza de’ principi e de’ magistrati, gli onori conceduti a’ dotti, i premj proposti, hanno certamente gran forza a risvegliare l’impegno e l’emulazione. Può bensì avvenire che trovisi alcuno che solo per soddisfare al suo genio si volga agli studi; ma non sarà questo un fuoco che si stenda ampiamente e si comunichi alla moltitudine, se non è dall’onore e dal favor pubblico avvivato. Può avvenire ancora che alcuno coltivi le scienze e le arti anche in mezzo alle traversie ed alle persecuzioni. Il celebre M. de Voltaire ne annovera parecchi (Vie de P. Corneille), Poussin e Rameau, Cornelio, Omero, Tasso , Camoens, Milton; ma egli ne trae una troppo ampia e general conseguenza, cioè