Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/646

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QUARTO ÒOQ Io non mi tratterrò a nairare le grandi cose da lui operate nel suo pontificato, cui egli tenne dall’anno 440 fino al 461 e il combattere e l’atterrar ch’egli fece le eresie de’ Manichei, de’ Pelagiani, degli Eutichiani; e l’eloquenza con cui indusse Attila a ritirarsi dall’Italia, e Genserico a non usare delle fiamme e del ferro contro di Roma; la moltitudine e la magnificenza degli edificj da lui o innalzati, o ristorati, e tutte in somma le virtù e le intraprese di questo santo pontefice, che gli acquistarono a ragione il soprannome di Grande. Intorno a ciò si possono leggere le dissertazioni del sopraccitato Qnesncllo, e P erudite note ad esse aggiunte da’ Ballerini, i quali per altro confessano che una nuova e più esatta Vita di questo grand’uomo converrebbe formare con più diligenza che non siasi fatto finora. Io rifletterò solamente ciò che più appartiene al mio argomento, ch’egli fatto pontefice chiamò a sè i più dotti uomini che allora fossero nella Chiesa, per valersi del consiglio e dell’opera loro (V. Op. S. Leon. l. c. p. 426). E che egli stesso fosse uomo non sol nelle sacre, ma ancor nelle profane scienze profondamente versato, ce ne fan fede le Lettere e i Sermoni che di lui abbiamo, nelle quali oltre una giusta ed esatta dottrina vedesi una gravità e un’eloquenza non ordinaria, che in mezzo ancora a uno stile, quale allora si usava, non troppo terso, piace ciò non ostante ed alletta assai. Quali sian le opere che a lui falsamente si attribuiscono, veggasi presso i suddetti autori. Nel Dizionario degli Autori Ecclesiastici Tiraboschi, Voi. IL 3y