Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/645

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6<>8 MURO ninno si nega (*). Sollevalo alla cattedra di S. Pietro l’anno 366, e cessate dopo due anni le turbolenze dello scisma contro di lui sollevato da Orsino, egli resse felicemente la Chiesa fino all’anno 384; e si posson vedere presso gli scrittori della storia ecclesiastica, e nella dissertazione promessa alle sue Opere dell1 edizione fattane in Roma f anno 1764 le cose da lui operate. Io debbo solamente riflettere che a questo pontefice noi dobbiamo singolarmente gli eruditi travagli di S. Girolamo intorno alla S. Scrittura, ch’egli.per comando di lui intraprese. Delle Opere di S. Damaso parla con lode lo stesso S. Girolamo (De Script, eccl. c. 106); ma altro non ce n’è rimasto che alcune lettere e alcuni sacri epigrammi, i quali però, come la più parte delle poesie di questo tempo, son più pregevoli per la pietà che per l’eleganza. XI. Niuno contrasta all’Italia l’onore di esser la patria di S. Leone; ma tra loro perciò contrastano nell’Italia stessa la Toscana e Roma. Il Quesnello però e i dottissimi Ballerini (V. S. Leon. Op. ed. venet. t. 2, p. 399) a Roma più che alla Toscana si mostrano favorevoli. (*) Io non ho preteso qui di decidere la quistione sulla patria di S. Damaso , benché mi sia mostrato favorevole all’opinione del Tillemout che lo dice italiano. L’ab. Lnmpillas (t. 2, ».V iq, ec.) ha seguito il Bayero, e ha messi in nuovo lume gli argomenti che provano eh’ei fu spagnuolo, i quali certo lian molla forza, lo ripeto clic nou voglio disputar su ciò, e che per parlar di S. Dauiaso ini basta eh’ei passasse in Italia la maggior parte della sua vita.