Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/652

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QUARTO 6l5 volesse nondimeno trattar questioni di religione e di dogma. Quando ei morisse, non si può affermare precisamente. Come però S. Agostino ne parla qual d’uomo già trapassato, quando egli si volse a Dio, convien dire che ciò accadesse prima dell’anno 386 in cui avvenne la conversione del medesimo Santo. III. Più celebre ancora fu verso il tempo medesimo un sofista greco che tenne scuola pubblica d’eloquenza in Roma, cioè Proeresio, di cui abbiam parlato nel Capo primo di questo libro. Eunapio, che ne ha lungamente scritta la Vita, dice (Vit. Soph. c. 8) che in sì gran fama egli venne, che a lui pure fu innalzata una statua con questa gloriosa, o, a dir meglio, gonfia iscrizione: Regina Rerum Roma Regi Eloquentiae. Io crederei facilmente che fosse questo un racconto finto a capriccio, poichè Eunapio a imitazion di Filostrato ci narra talvolta de’ suoi Sofisti cose maravigliose e quasi incredibili, e ci dà motivo di sospettare che la sua Storia non sia troppo sincera. Ma riflettendo che Proeresio era cristiano, ed Eunapio gentile, sembra difficile ch’egli volesse esagerarne oltre il dovere le lodi. Di Proeresio facea pur grande stima lo stesso Giuliano, e ne abbiamo in pruova una lettera piena di elogi ch’egli gli scrisse (Julian. ep. 2), e il privilegio accordatogli di continuare il suo magistero, benchè cristiano; del qual beneficio però, come abbiam detto, non volle usar Proeresio, l.ihanio ancora ne parla con grandi elogi, e dice che colla dottrina e coll’eloquenza, di cui era adorno, rendevasi benemerito di tutto il mondo;