Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/658

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quarto 62I e agli oratori più eloquenti. Di tali elogi erano gli scrittori di questi tempi assai liberali, e noi possiamo, senza che essi abbian ragione a dolersene, ribassarne alquanto. Nondimeno anche S. Girolamo ne parla con grande stima (Chron. ad an. 349): Minervius burdigalensis rhetor Romae florentissime docet. Egli fiorì circa la metà del iv secolo. L’altro è un figlio di Sedato celebre retore in Tolosa e in Bourdeaux, di cui non sappiamo il nome, ma solo Ausonio ci narra (ib. carm. 12) ch’egli era retore in Roma, e che seguiva le gloriose tracce del suo genitore. Egli fu contemporaneo dello stesso Ausonio, e visse perciò a’ tempi di Graziano e di Teodosio. A questi due vuolsi aggiugner Palladio, cui gli autori della Storia letteraria di Francia annoverano tra’ loro uomini illustri (ti, pari. 2, p. 424)> benché io non sappia per qual ragione. Essi affermano che dalle Lettere di Simmaco si raccoglie che Palladio avea fatti i suoi primi studj sotto la direzione di Ausonio, e perciò nelle Gallie. Ancorchè ciò fosse vero, proverebbesi egli che Palladio fosse natìo delle Gallie? Quanti altri recavansi di questi tempi a studiar nelle Gallie, ove le lettere fiorivano felicemente? Ma io non trovo che Simmaco affermi ciò che affermano i Maurini. Egli scrive ad Ausonio (l. 1, ep. 15) che Palladio, cui egli chiama nuovo ospite del romano Ateneo (mostrando con ciò ch’egli era straniero), avea coll’arte delle divisioni, colla copia degli argomenti, colla gravità de’ pensieri, coll’ornamento delle parole risvegliata l’ammirazion de’ Romani; e dice bensì ch’egli