poco vedremo. Se se ne tragga Seneca che
parve levato più in alto, perchè poi cadesse
più rovinosamente, appena veggiamo a que’
tempi un uomo a cui il sapere aprisse la via
a grandi onori; e molti al contrario ne ritroviamo, i quali non ostante il lor sapere furono
sotto falsi pretesti dannati a morte. Ciò non
ostante e oratori e poeti e storici e filosofi vi
ebbe a quel tempo in Roma in gran numero,
e la decadenza degli studj non fu che per riguardo al gusto e allo stile che cominciò allora
a corrompersi Il regno d’Augusto avea per
così dire risvegliato l1 entusiasmo de’ Romani:
in mezzo a tanti uomini dotti sembrava cosa
disonorevole l’essere incolto: si vedevano tanti
saliti per mezzo della letteratura a felice e
onorevole stato; e ognuno sperava di poter
premere le lor vestigia. Il fuoco in somma era
acceso, e non poteva estinguersi così facilmente. Molti di quei che visser sotto i primi
successori di Augusto, eran nati ne’ più bei
tempi della romana letteratura, erano stati allevati da quei grand’uomini che allor fiorivano,
imbevuti delle loro idee, e avviatisi sul Sentiero
medesimo da essi segnato: in una parola, l’esser uom colto era divenuto, per così dire,
alla moda. Ancorchè dunque mancassero quegli
stimoli che avevano eccitato ne’ Romani l’amor
degli studj, questo amor nondimeno non così
presto si estinse; come appunto un corpo che
sia stato spinto una volta, prosiegue per alcun
tempo a muoversi, benchè la man che lo spinse, più non lo sforzi al moto. Alcuni imperadori che sorsero a quando a quando, amanti