Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/665

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628 libro Graziano in nome ilei senato romano per ottenere eh’ei rivoeas.se il comando che dato avea di distruggere l’altare della Vittoria in Roma. Ma i senatori cristiani spedirono per mezzo di S. Damaso papa una solenne protesta a S. Ambrogio, dichiarandosi eli e essi non avevano in ciò parte alcuna, e che solo alcuni pochi Idolatri eran gli autori di tal preghiera (S. Ambr. ep. contra Symm). Quindi Graziano ricusò di ammetter Simmaco e i suoi colleghi all’udienza. Mentre egli era prefetto a Roma, fu accusato) di molestare i Cristiani; ma egli ottenne, come dalle sue Lettere si raccoglie (l. 10, ep. 34) 5 un attestato del sopraddetto pontefice, che niun Cristiano avea da lui ricevuta molestia di sorte alcuna. Ma l’anno 388 avendo egli ardito di rinnovare a Teodosio la preghiera pel ristabilimento dell’altare della Vittoria, e avutane per opera di S. Ambrogio una nuova ripulsa, perchè nondimeno in un panegirico che poco appresso egli gli recitò, ebbe ancora ardire di farne motto, Teodosio sdegnatone comandò che posto subito su un cocchio fosse condotto cento miglia lungi da Roma. Così narra la cosa l’autore del libro De Promiss ionibus Dei, che va unito colf Opere di S. Prospero d’Aquitania. Ma Cassiodoro attribuisce (Hist (Tripart. l. 9, c. 23) lo sdegno di Teodosio contro di Simmaco a un panegirico che in lode del tiranno Massimo egli avea recitato; e aggiugne che l’infelice temendo la morte rifugiossi entro una chiesa , e che poscia Teodosio alle preghiere d’alcuni gli concedette pietosamente il perdono. In quale anno egli morisse,