Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/669

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XIV. Graziatici di questi tempi. 632 LIBRO degli studi d’eloquenza e di poesia, e che molto era sollecito che il suo figlio ancora in essi felicemente si avanzasse. Non meno sollecito di un tale avanzamento era il nostro Simmaco pel suo proprio unico figlio Q. Flaviano Memmio Simmaco. Egli ne parla spesso nelle sue Lettere, e in una singolarmente (l.4,ep. 20) dice che per istruirlo nella lingua greca facevasi egli stesso in certo modo fanciullo, ripetendone insieme con lui i primi elementi. Cercò ancora di sollevarlo alle cariche più luminose; ed in fatti a molte il vide innalzato, e a quella ancora ch’era allora singolarmente in pregio, e a cui era pur giunto il padre, cioè ad esser prefetto di Roma l’anno 4 19 (V. Tillem. l. cit. et Corsin. p. 338). XIV. Rimane a dir qualche cosa de’ gramatici più illustri di questa età. Tra questi S. Girolamo nomina con sentimento di riconoscenza Elio Donato (in Chron. ad an. 358) di cui dice di essere stato scolaro in Roma. Egli avea scritti de’ Comenti sulle poesie di Terenzio e di Virgilio; ma que’ che ora abbiamo sotto il suo nome, credesi comunemente che siano di più recenti autori (V. Tillem. Hist. des Emper. in Constantio art. 65; Fabr. Bibl. lat. t.1, p. 33 edit. Ven.). I libri da lui composti intorno all’arte di cui era maestro, ancor ci rimangono, almeno in parte, e veggonsi inseriti nelle Raccolte degli antichi Gramatici. Da lui è diverso Tiberio Donato autore, come si crede, di una Vita di Virgilio, di cui abbiamo parlato nel primo volume (p. 175). Nonio Marcello di Tivoli sembra che vivesse a questo tempo medesimo