Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/671

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634 libro des Sav. t. 3). Di due altri gramatici illustri dirò sol brevemente. Un di essi fu Simplicio nativo di Emona, che dopo avere per alcun tempo esercitata la professione di grama ticò, passò ad essere consigliero di Massimino vicario di Roma, e poscia fu vicario egli ancora della stessa città (Amm. Marcell. l. 28,c. 1). L’altro fu Citario nato in Siracusa nella Sicilia, e passato ad esser professore di gramatica in Bourdeaux, di cui Ausonio loda assai l’ingegno e lo studio, e le poesie singolarmente da lui in età giovanile composte (Profess. Burdigal. ep. 13). XV. Io mi vergognerei di dover qui favel- lare di Fabio Fulgenzio Planciade autore di tre ’ libri di Mitologia, di un libro sulla Continenza Virgiliana (nel quale da alcuni è stato ridicolosamente creduto che trattasse della castità di Virgilio, mentre altro non si prefigge se non di parlare di ciò che si contiene in Virgilio) e di una sposizione del parlare antico. Egli è scrittor così barbaro, così rozzo, così insipido, ch’io mi compiaccio che non vi sia argomento alcuno a provare ch’ei fosse italiano. Basti il recarne un piccolo saggio preso dall’esordio del primo libro della Mitologia: Quamvis inefficax petat studium res, quae caret effectu, et ubi emolumentum deest negotii, causa cesset inquiri, hoc videlicet pacto, quia nostri temporis aerumnosa miseria non dicendi petat studium., sed vivendi fleat ergastulum, nec J’amae adsistendum poeticae, sed fami sit consulendum domesticae. Ecco il primo periodo di questo elegante scrittore, in cui io sfido il più