Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/675

Da Wikisource.

638 LIBRO ne’ quali eyli siegue comunetnenlc le dottrine platoniche (V. Bruck. Hist. PhiL t. 2, p. 456), e mostra una sufficiente cognizione d’astronomia, benchè spesse volte ci narri cose che ci fanno conoscere il poco che allora se ne sapeva. Più utili sono i sette libri da lui intitolati Conviti saturnali, perchè riferisce gli eruditi discorsi che da’ personaggi soprannomati si eran tenuti all’occasione delle feste sagre a Saturno. Molte quistioni vi si trattano su diversi argomenti d’antichità , di mitologia, di storia, di poesia; vi si rischiarano ed esaminano molti passi di antichi autori 5 vi si rammentano molte leggi e molte costumanze così de’ Romani, come di altri popoli antichi ■ ed è in somma una varia ed erudita Raccolta assai utile all’intelligenza de’ buoni autori. Lo stile non è certo molto elegante, ma non è a stupirnej ed egli stesso ne chiede scusa, ricordando, come abbiam detto, che la lingua latina non gli era natia. Alcuni il riprendono perchè sovente egli trascriva de’ passi intieri di Seneca, di (Gellio, di Valerio Massimo, senza mai nominarli , e il ripongon perciò nell’infame ruolo de’ plagiarj. Ma parmi ch’essi potrebbono con lui usare di qualche pietà, se ponessero mente a ciò che clic’egli stesso di questa sua opera: Nec mihi vitio vertas, die1 egli stesso (Proemi, l.1), si res quas ex lectione varia mutuabor, ipsis saepe verbis, quibus ab ipsis auctoribus enarratae sunt , explicabo; quia praesens opus non cloquenUae, seti nosccndorum congerie/n pollicciiir, et boni consulas oportet, si notitiam vetustatis modo nostris