Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/676

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QUARTO 63y poli obscure , modo ipsis antiquorum fideliter verbis reconoscas, prout quaeque se vel enarranda, vel transferenda, saggesserint Poteva egli Macrobio parlare più chiaramente a rimuovere da sè la taccia di plagiario? Se dunque egli non cita gli autori da cui trae alcuni passi, potrà esser ripreso di negligenza nell’indicare i fonti a cui attingeva, ma non di furto, nè di essersi occultamente arricchito delle fatiche altrui. XVIII. Io farò qui finalmente menzione di Marziano Mineo Felice Capella, di cui abbiam nove libri intitolati De Nuptiis Philologiae et Mercurii, ne’ quali noi ah’occasione di tali nozze da lui poeticamente ideate tratta di quasi tutte le scienze, e ne spiega i principj e l’indole con uno stile barbaro al certo ed incolto, ma che pur ci offre molte utili cognizioni. Ei fu africano di patria, nel che non v’ ha luogo a dubbio (V. Voss. de Hist. lat. l. 3). Rafaello Volterrano citando l’autorità di non so quale Remigio dice (l. 17 Comment. urb.) eli’ ei viveva in Roma; ma non parmi che sia questa autorità bastevole ad accertarlo. È incerto ancora a qual età egli vivesse. Il Grozio dice (ap. Fabr. Bibl. lat. l. 33, c. 15) che Cassiodoro ne fa menzione, nel (qual caso converrebbe crederlo vissuto all’epoca di cui scriviamo. Ma io non trovo in qual luogo faccia Cassiodoro memoria alcuna di tale autore. Nè altra ragione si arreca per fissarlo a quest’epoca; anzi alcuni il vogliono vissuto più tardi assai (Voss. ib.). Basterà dunque l’averlo qui brevemente accennato, senza però pretendere di porlo