Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/682

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quarto 645 probabilmente dal dedicare che fa Claudiano alcune sue poesie a un Fiorentino. Questa ultima opinione ha in suo favore l’autorità di molti recenti scrittori, singolarmente fiorentini, citati dall’eruditissimo conte. Giammaria Mazzucchelli nelle sue Note alle Vite degli Uomini illustri fiorentini di Filippo Villani (p. 11), e dal sig. Domenico Maria Manni (Dell’Antich. delle lettere gr. in Firenze p. 12). Ma non ve n’ha alcuno che sia più antico del xiv secolo; e niun di questi ci accenna pruova, o monumento alcuno a confermazione del suo parere. E per altra parte, che Claudiano fosse egiziano, è così evidente, che non vi ha luogo a un menomo dubbio. Oltre l’autorità di Suida (in Lex.), abbiamo quella assai più pregevole di Sidonio Apollinare scrittore contemporaneo, il quale così di lui dice: Non Pelusiaco satus Canopo, Qui ferruginei thoros mariti Et musa canit inferos superna. Carm. 9. Ove vuolsi riflettere che il Volterrano parlando di questa testimonianza medesima dice (Comm. Rer. urb. l. 14) > Possidonius, qui fuit Claudiani familiaris; forse per errore di stampa, dovendosi ivi leggere per avventura Poeta Sidonius, errore però che troppo facilmente è stato adottato dal Quadrio (Stor. della Poes. t. 6, p. 662). Ma oltre ciò, lo stesso Claudiano troppo apertamente si fa natìo di Egitto, e dove scrivendo ad Adriano, egiziano esso pure, così ragiona: Audiat haec commune solum , longequc carinis Nota Pharos , flentemque attollens gurgite vultum Nostra gemat Nilus numerosis funera ripis, Ep. 1.