Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/681

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IV. Notisi«? del poeta Clauiliano. G44 LIBRO cruci Antiq. p. 99) e il Fabbretti (Inscr. ant. p. 742)e dopo essi il Fabricio (l. cit.) hanno pubblicata un’iscrizione che sembra appartenere al nostro Avieno; e che chiaramente il dice italiano. R. Festus V. C. de se ad Deam Nortiam. Festus Musoni soboles prolesque A vieni, Unde tui latices traxerunt Caesia nomen Noeti a, le Tenerci’ lare cretus Vulsiniensi, Romam habitans gemino Proconsulis auctus honore, Carmina multa serens, vitaminsons, integer aevum , Conjugio laetus Placidae, numeroque frequenti Natorum exultans, vivax et spiritus illis j Celerà composita fatorum lege trahuntur, ec. Io non veggo qual cosa ci vieti di applicare questa iscrizione al nostro poeta, di cui veggiamo che in fatto qui si rammentano le poesie; e quindi converrà dire ancora ch’ei fosse idolatra. Un’iscrizione di Rufo Festo proconsole della Grecia è stata pubblicata ancor dal Grutero (Thes. Inscr. p. 4^4)• Ed egli pure non è forse diverso dal nostro. Ma ancorchè non fosse certo ch’egli avesse l’Italia per patria, il lungo soggiorno ch’egli vi fece, ci dà sufficiente ragione ad annoverarlo tra’ nostri. IV. Maggior diversità di opinioni havvi tra gli scrittori intorno alla patria di Claudio Claudiano. Pare impossibile che fra tante pruove che chiaramente ci mostrano che fu egiziano, siansi potuti far tanti sogni sulla patria di questo poeta. Leggasi Niccolò Antonio che espone i diversi pareri degli eruditi (Bibl. Hisp. vet. l. 3, c. 5) su questo punto. Alcuni l’han fatto spagnuolo, altri francese, altri fiorentino, mossi