Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/691

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ivi scrisse i suoi libri, cioè un poema intitolato Pasquale, in cui parla de’ miracoli del Redentore 5 la qual opera fu poscia da lui medesimo recata in prosa; e un’elegia intitolata Veteris et novi testamenti Collatio, opere scritte in uno stil somigliante a quello degli altri poeti di questo tempo. Ci basti perciò l’averlo accennato per qualunque diritto che noi possiamo avere di dargli luogo tra’ nostri scrittori. Così parimente dobbiam qui far menzione di due poeti natii della Liguria, di cui fa grandi elogi Sidonio Apollinare. Il primo di essi è Procolo humo atque terra, com’egli dice, ere bis in Ligustide (l. 9, ep. 15). Se qui debba intendersi la vera Liguria, o anzi la Lombardia, non si può accertare; ma poichè da S. Ennodio raccogliesi che i nipoti di Procolo erano in Milano (l. 1, carm. 3), sembra probabile che in Milano fosse egli pure. Dall’Italia però pare eli’ ci passasse ad abitar nelle Gallie. Amen due i suddetti scrittori innalzano alle stelle il valore di Procolo in poetare, e Sidonio non teme di pareggiarlo con Omero e con Virgilio. Grandi encomj fa parimenti Sidonio di Quinziano, di cui pur dice (carm. 9, v. 287, ec.) ch’era natìo della Liguria, ma passato ad abitar nelle Gallie. Ciò non ostante noi potrem credere, senza tema di errore, che essi non fosser poeti punto migliori de’ lor lodatori. Di amendue parlano più stesamente i Maurini nella Storia letteraria di Francia (t. 2, p. 537, 574)- D’ S. Paolino e degli altri autori sacri che scrisser versi, si è parlato nel secondo capo.