Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/690

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QUARTO 653 visse, ma vi s’incontran sovente pensieri e immagini assai leggiadre e graziose; e il solo Inno, di cui tuttora usa la Chiesa, in lode degl’Innocenti ci può mostrare quanto felice disposizione alla poesia avesse egli sortito. Molte son le opere poetiche di Prudenzio, che si posson vedere raccolte nelle due belle edizioni che ne abbiamo avuto, una per "opera di Niccolò Einsio in Amsterdam nel 1667, l’altra per opera del P. Chamillard gesuita in Parigi nel 1687. E una assai più magnifica ne uscirà tra poco dagl’insigni torchi Bodoniani (a)». Non così io debbo favellar di Giovenco, esso pure spagnuolo, nè di S. Ilario di Poitiers, nè di Ausonio (di cui per altro dubitano alcuni se fosse cristiano), nè di S. Prospero, nè di Sidonio Apollinare, che tutti furono delle Gallie, nè fecero stabil dimora in Italia. Sedulio che da alcuni si crede vissuto a’ tempi del giovane Teodosio, benchè altri pensino diversamente, non si sa di qual patria fosse. Alcuni l’han detto scozzese, perchè l’hanno confuso con un altro Sedulio più giovane di alcuni secoli. Secondo due antichi codici citati dal P. Labbe che assai diligentemente ha trattato di ciò che a questo poeta appartiene (Diss. de Script, eccl.), egli studiò la filosofia in Roma, e poscia recatosi in Acaia, (a) Spero che l’ab. Lampillas non yavrà più a dolersi , come ha fatto (Saggi» , ec. par. i, l. a. p. io4) , perchè io abbia ominesso Prudenzio, di cui nella prima edizione io non avea ragionato per invidia , die egli, alle glorie spagnuole, per incolpevole inavvertenza, dico io, cui ben volentieri ho voluto qui emendare.