Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/694

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QUARTO G5^ ancora scritto un poema sulle guerre civili di Roma il quale se ci fosse rimasto, ci mostrerebbe quanto valorosa ella fosse nel poetare, poichè il suo Centone ce la mostra soltanto laboriosa accozzatrice degli altrui versi. XI. Oltre questi poeti, le cui poesie ci sono almeno in parte rimaste, altri ve debbe a questi tempi medesimi, de’ quali nulla ci è pervenuto. La maggior parte però di essi furono stranieri, e io non so che di alcun poeta italiano di qualche nome si faccia menzione dagli scrittori di questi tempi, di cui abbiamo a dolerci di avere smarrite le poesie. Convien confessarlo. Nell’epoca di cui scriviamo, maggior numero di retori, di poeti, e di altri in altre scienze eruditi ebber le Gallie, che non l’Italia. La residenza che in esse tennero per lungo tempo Costante, Giuliano e Graziano, giovò non poco ad avvivarvi l’ardore nel coltivare gli studj. E innoltre meno frequenti e assai meno funeste vi furono così le domestiche turbolenze, come le invasioni dei Barbari 5 e non è perciò a stupire che più felicemente fiorisser le lettere ove era meno sconvolta la pubblica tranquillità. Io spero nondimeno che i Francesi non si sdegneranno di confessare che di questo felice stato della loro letteratura essi alla nostra Italia furono debitori. Egli è certo che innanzi a Cesare conquistato!’ delle Gallie, benchè grandi cose essi ci dicano de’ loro Druidi, pure non ci posson mostrare alcun monumento di eloquenza, di poesia, di storia, che tra loro fiorisse. Il commercio co’ Romani fu quello singolarmente che risvegliò in essi un nobile desiderio di pareggiarli in T IUAROSCHI, Voi. II- 4’i XI. Altre pocic smarrite.