Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/701

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6G4 LIBRO mentovalo non par clie fosse italiano, perchè dalle stesse lettere raccogliamo ch’egli avea de’ beni in Asia (ib. ep. 53). Quindi egli è ancor verisimile che dal nostro storico non sia diverso quell’Eutropio di cui parla Libanio nelle sue Lettere secondo la bella edizione fattane da Giovanni Cristoforo Volfio, e stampata in Amsterdam l’anno 1738. Perciocchè come lo storico Eutropio da Suida si dice sofista, così l’Eutropio di Libanio da lui chiamasi retore , benchè aggiunga ch’ei non voleva tenere scuolaIo godo, scrive egli ad Afronio (ep. 1202), che tu sii amato da Eutropio, e che tu pure lo ami. Egli merita lode non solo per la sua eloquenza, ma ancora per f amor che porta ad Atene, e a coloro che lo hanno istruito ridi’ eloquenza. In una cosa sola ei non è degno di scusa; poichè potendo cantare a un tempo medesimo con somma eleganza. e ammaestrare il coro, ei nondimeno non ha mai voluto farlo. E altrove più chiaramente (ep. 985): Eutropio è nipote insieme e scolaro di Acacio, e non poco gli si assomiglia nel volto, e molto più nell’eloquenza; ma non ne fa il medesimo uso. Perciocchè ei non vuole assoggettarsi ad insegnare, come uno schiavo, ma come uom libero tratta le cause. Se le nozze non l’avessero richiamato a casa, e allontanato dal foro, ci sarebbe già ora tra’ magistrati. In un’altra lettera dice (cp. 6G6) eli’ egli è buono naturalmei. te e né costumi e nell’arte rettoriea. 1 ulte le quali espressioni sembrano indicarci eli ei sia appunto, il nostro Eutropio; e che perciò o alibi a errato Suida chiamandolo italiano, o