Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/712

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QUARTO 675 L’iibus, incucnbit studiis , animusqtie vìcissiin A ut curam impouit populis, ani otin Musis; Omnia Cecropiae relegis secreta senectae: Discutiens, quid quisque novam mandaverit aevo, Quantaque diversae producant agmina sectae. In tal maniera continua Claudiano lodando i filosofici studj di Mallio, e annoverando le molte e diverse sette i cui dogmi egli attentamente esaminava. Anzi egli accenna un’opera di filosofia morale che Mallio aveva o intrapresa, o composta: Ornantur veteres, et nobiliore magistro In Latium spretis Academia migrat Athenis, Ut tandem propius discat , quo fine beatum Dirigitur , quae norma boni , quis limes honesti , Quaenam membra sui virtus divisa domandis Objectet vitiis , quae pars injusta recid.it, Quae vincat ratione metus, quae fraenet amores. Questa probabilmente è quell’opera stessa di cui vedremo or ora che fa parimenti menzione S. Agostino. Nè solo quella parte di filosofia che appartiene al costume, sì coltivava da Mallio, ma quella ancora che rivolgesi alla contemplazione della natura. Quindi Claudiano prosiegue e dice che Mallio insegnava la natura e la proprietà degli elementi, per qual maniera fosse stato creato il mondo, e con quai leggi venisse il medesimo regolato; il corso delle stelle, e la natura della luce e dei colori; le cagioni del flusso e riflusso del mare, delle pioggie, della grandine, della neve, de’ tuoni, de’ fulmini e delle comete. Finge egli poscia con poetica immagine che la Giustizia, volendo a comune vantaggio ricondurlo alla luce