Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/716

Da Wikisource.

QUARTO 679 Costantino, prega istantemente Lolliano, a cui dedica i suoi libri, che non gli comunichi se non a poche e a ben fidate persone (praef. l. 7). Costanzo due altre leggi pubblicò contro gli astrologi, la prima l’anno 357, la seconda l’anno seguente, colle quali sotto pena di morte vieta l’usare di arte così malvagia, e il consultarne i maestri (ib. l. 5, 7). Nondimeno questa genìa d’impostori non potè così sradicarsi, che ancora non vi rimanessero alcuni che o per semplicità o per malizia ne usassero, come è manifesto dall’Opere de’ Santi Padri di questi e de’ seguenti secoli. Ma noi lasceremo in avvenire di favellarne, poichè la religion cristiana condannandone espressamente le leggi non meno che l’uso, fece che per lo più di essa non si occupassero che uomini scellerati e vili, indegni perciò di aver luogo nella Storia della Letteratura. VI. A questo luogo per ultimo, come altre volte abbiam fatto, rammenteremo uno scrittore d’agricoltura, cioè Palladio, di cui 14 li- ’ bri abbiamo su tale argomento, e l’ultimo di essi in versi elegiaci. Alcuni, e tra essi i Mauri ni autori della Storia letteraria di Francia, credono (t 2, p. 297) eli’ ei sia quel Palladio medesimo figliuolo di Esuperanzio , prefetto delle Gallie e nativo di Poitiers, di cui parla Rutilio, che gli era parente, nel suo Itinerario. Egli dice (Itin. v. 211, ec.) che Palladio era venuto a Roma per attendere agli studj legali, e ne parla come di giovane a lui carissimo, e che dava non ordinarie speranza di se medesimo. La ragione che rende probabile a questi