Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/730

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creduti uomini dotti. Quindi scherza leggiadramente Ausonio su un cotal Filomuso gramatico che per aver comprati gran libri credevasi un gran baccalare: Emptis quod libris libi bibliolbeca refe ria est, Doctum et gramaticum te, Philomuse, putas? Hoc genere et ehordas, etplectra, et barbila conde: Omnia mercatus, eras citharaedas eris. epig. 44. Ma queste private biblioteche ancora dovettero sofferire gran danno nelle invasioni de’ Barbari, e nei frequenti incendii che dal loro furore si accesero. In fatti vedremo ne’ secoli susseguenti quanto grande fosse la scarsezza de’ libri, e come perite fossero fin d’allora molte delle più pregevoli opere degli antichi scrittori, della cui perdita non potrem mai consolarci abbastanza.

Capo X.

Arti liberali.

I. Coinè nell1 epoche precedenti le arti era 11 venute decadendo insieme colle scienze, così in questa, di cui ora parliamo, le une e le altre si accostarono au’ugual passo verso l’estrema loro rovina. Io penso nondimeno che l’eruditissimo Winckelmann abbia esagerato di troppo, quando ha scritto (Hist. de l’Art. t. 2, p. 335) che dopo i tempi di Costantino non trovasi quasi più alcun vestigio dell’Arte (a). 1. Non si Ijsciò in questo tempo di avere in pregin gli alilicki monumenti. (“) 11 sig. ab, Fett mi riprende (TV indi. S/or. ilelle