Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/735

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IV. lì gusto lidie arti si v.i sempre più depravando. 698 LIBRO Roma aulica, ma alla nuova, cioè a Costantinopoli, questo stupendo obelisco, citando T iscrizione che si trova in un altro esistente in essa città di Costantinopoli, prese un granchio chiaramente parlando Ammiano che. il suddetto sopra una smisurata nave fu pel Tevere introdotto in Roma. L’eruditissimo Annalista non ha ben osservate le parole del Lindebrogio. Egli non dice (in not. ad Amm. Marcell. l. cit.) che questo obelisco fosse trasportato.a Costantinopoli, ma che Costantino avea pensiero di farvelo trasportare, e che poscia Costanzo ne ordinò il trasporto a Roma. L’iscrizione poi che il Lindebrogio arreca, non è mai stata in Costantinopoli, ma è anche al presente in Roma, benchè in parte guasta e consunta: ed ella è riferita, oltre altri scrittori, ancor dal Grutero (Thes. Inscr. p. 186) che ha conghietturando supplito a ciò che più non si vede: e dalla iscrizione medesima raccogliesi chiaramente ciò che abbiam di sopra asserito; cioè che questo obelisco era destinato a Costantinopoli, ma che, cambiato pensiero, fu pel mare e pel Tevere condotto a Roma. IV. Furon dunque anche a quest’epoca in pregio le arti; ma ciò non ostante non furono esse coltivate felicemente. I monumenti che ancor ce ne restano, sono, come afferma il Winckelmann (l. cit. p. 330), alcune statue di Costantino che non fanno molto onore a’ loro artefici, e l’arco in onor di lui innalzato, i cui migliori lavori son presi da un altr’arco dell’imperadore Traiano. Per ciò che appartiene