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38 dissertazione

diritto sentiero i travianti Romani. Ma troppo era già sul pendio il buon gusto, perchè se ne potesse così facilmente impedir la rovina; e si credette che fosse invidia e non ragione quella che inducesse Quintiliano a riprendere una tale eloquenza, come a suo luogo diremo. XXVII. Nè diversa fu l’origine dell’altro dicadimento che ebbero a soffrire le belle lettere nello scorso secolo, anzi al fine del secolo xvi. L’Ariosto, il Sannazzaro, il Tasso e tanti altri poeti del secol d’oro, per così dire, della italiana letteratura, sembravano aver condotta la poesia alla sua perfezione. Si volle andar più oltre, ed essendo troppo malagevole superarli in grazia, in leggiadria, in tutte le altre doti che tanto più adornano la poesia, quanto più sembrano naturali e non ricercate, si ebbe ricorso alle allegorie, alle metafore, ai concetti. Il Marini, uno de’ primi autori del gusto corrotto, era uom d’ingegno grande, e per esso avuto in grande stima; e quindi il suo esempio infettò gli altri. Le cose nuove piacciono; e una strada che sia stata di fresco aperta, sembra più bella a battersi che le antiche. La corruzione della poesia passò all’eloquenza. Gli oratori precedenti sembravano , e forse con qualche ragione, languidi e snervati; ma invece di render l’eloquenza più nervosa e più forte, si rendette più capricciosa. Quelli parvero i migliori oratori che usar sapevano di più strane metafore; e la verità tanto pareva più bella, quanto più era esposta sotto apparenza di falsità. A ciò concorse ancora, come osserva un colto e ingegnoso