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preliminare 37

morte di Cicerone. Asinio Pollione, come si è dimostrato, riprese l’eloquenza di Cicerone come languida, debole ed incolta; e un nuovo genere di eloquenza introdusse così arida e digiuna , e di uno stile sì affettato, che parve richiamar la rozzezza de’ secoli trapassati I due Seneca, il retore e il filosofo, gli venner dietro, e col raffinar sempre più il ragionamento e lo stile renderono l’eloquenza sempre peggiore. Ma essi eran uomini avuti in grande stima, e credevasi cosa onorevole il premere le lor vestigia. il lor gusto dunque, la maniera lor di pensare e il loro stile divenner comuni alla più parte degli scrittori. Lo stesso dicasi degli storici e de’ poeti. Velleio Patercolo e Tacito vogliono superare in forza di espressione, in precision di stile, in finezza di sentimenti Cesare, Livio e lo stesso Sallustio; e cadon perciò in una oscurità che spesso ci fa arrestare nel leggere i loro libri, e in un raffinamento che togliendo la naturalezza al racconto , lo rende stentato, e a lungo andare noioso ed insoffribile. Lucano, Seneca il tragico, Marziale, Stazio, Persio e Giovenale vogliono, come chiaramente si vede da’ loro versi , andare innanzi a Virgilio, a Catullo, ad Orazio. Or che ne avviene? Divengono declamatori importuni, verseggiatori ampollosi, tronfi senza maestà, ingegnosi senza naturalezza. Ma essi erano gli storici migliori e i migliori poeti che allor vivessero; e perciò il loro esempio fu ciecamente seguito. Quintiliano, uno degli uomini di miglior gusto che fossero mai, usò, come vedremo, ogni sforzo per ricondurre sul