Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/73

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36 dissertazione

libri per coltivarli; ed ogni secolo, per quanto sia stato barbaro e rozzo, ha avuti poeti, storici, filosofi ed oratori. E nondimeno questi non sono in ogni secolo ugualmente buoni j anzi per molti secoli non vi è quasi stato scrittore alcuno, le cui opere per forza di eloquenza, per grazia’ d’immaginazione, per eleganza di stile, per finezza di critica degne fossero della stima comune e della immortalità. Or questo non potrà certo attribuirsi ad alcuna delle mentovate ragioni; ed altre convien trovarne per rinvenire l’origine di questo nuovo genere di decadimento, che consiste nell’allontanarsi dal buon gusto, e nel voler battere una strada diversa da quella che per l’addietro battevasi. A questo luogo convien richiamare ciò che nel tomo precedente si è da noi trattato diffusamente , ove abbiam ricercata l’origine del decadimento dell’eloquenza, che avvenne fin da’ tempi d’Augusto. Abbiamo ivi osservato che è questo destino comune a tutte le arti che hanno per loro primario oggetto il bello, quali sono l’eloquenza, la poesia, la storia, in quanto è sposizione delle cose avvenute, e le tre arti sorelle, che quando sian giunte alla lor perfezione, dicadano di bel nuovo, e tornino a discendere onde eran salite. L’ambizione conduce gli uomini a voler superare coloro che gli han preceduti. Or quando uno sia giunto a quel segno in cui propriamente consiste il bello, chi voglia ancora avanzarsi più oltre, verrà a ricader ne’ difetti i quali eran comuni a coloro che non vi erano ancor giunti. Così abbiam veduto che accadde nell’eloquenza dopo la