Romani tanto solleciti per moltiplicarli. Le irruzioni de’ popoli barbari, le rovine, i saccheggiamenti, gV incendii a cui Roma e l’Italia tutta
fu per più secoli miseramente soggetta, dovetter distruggerne e consumarne gran parte. Le
guerre civili che sopravvennero dopo, distrussero ciò che si era potuto sottrarre al furore
de’ Barbari. Il seguito di questa Storia ci farà
vedere quale scarsezza di libri vi avesse ne’
bassi secoli; quanto si avesse a penare per
aver copia de’ migliori; e come i buoni autori
venissero poscia a poco a poco disotterrati o
dalle polverose biblioteche di qualche antico
monastero, o da’ più nascosti angoli delle case
ove giacevansi da molti secoli abbandonati. Or
come può essere allettato agli studj chi non
abbia libri che ad essi lo invitino? o come,
bramandolo ancora, può coltivarli, se un tal
mezzo gli manchi non solo utile, ma necessario? In fatti allora singolarmente si accese il
fervor per gli studj, quando introdotta la stampa
furono in maggior copia e più agevoli a ritrovarsi i libri.
XXVI. Per queste ragioni adunque e in questi maniera decadon gli studj in ciò che è fervore e moltitudine d’uomini che ad essi si volgano. Ma mal si apporrebbe chi pensasse che
queste bastassero a spiegare ogni rivoluzione
della letteratura. Benchè i principi non si mostrino splendidi protettori de’ letterati; benchè
il costume sia guasto, infelici i tempi, scarso
il numero de’ libri; pur vi ha in ogni tempo
qualche numero d’uomini che si volgono con
impegno agli studi, ed a cui non mancano