Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/71

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34 dissertazione

era soldato, e dovea continuamente stare colle armi alla mano o ad assaltare, o a rispingere i vicini nimici; e spesso ancora gli abitanti di una stessa città divisi tra loro in sanguinose discordie appena eran sicuri nelle loro medesime case. Ognun vede se tempi erano questi in cui si potessero coltivare gli studj, ancorchè della più splendida munificenza si fosse usato per fomentarli. Egli è vero che nel maggior furore di queste guerre civili sorsero i primi ristoratori dell’italiana letteratura, Dante, il Petrarca, il Boccaccio, ed altri; ma egli è vero ancora che a cagione appunto delle stesse guerre civili gli sforzi ch’essi fecero a far rifiorire le lettere, non ebbero felice successo, o certo assai meno di quello che in più lieti tempi avrebbono avuto. XXV. Nulla meno è dannosa alla letteratura, e rende inutil l’impegno e la munificenza de’ principi pel coltivamento degli studj, la mancanza de’ mezzi necessarii per coltivarli. Parlo singolarmente de’ libri, i quali non solamente sono occasioni che invitano a coltivare le scienze, ma spianano ancora a tutti gli studj la strada, o col proporne eccellenti esemplari, o coll’offerire raccolte insieme quelle notizie che difficilmente e a grande stento potremmo rinvenire disperse altrove. Quando gli studj fiorivano tra’ Romani , erano assai moltiplicati i libri. Oltre le pubbliche biblioteche, oltre più altre private , ognuno potea facilmente trovar de’ codici e valersene a suoi studj. Ma col raffreddarsi l’ardor per le lettere, si scemò ancor la premura di aver de’ libri, nè furono più i