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PREFAZIONE IX
più sotto i seguenti imperadori, che Roma e l’Italia cominciò ad essere innondata, se non vuol dirsi da Barbari, almen da stranieri? Quanti oratori, poeti, storici
venuti di Francia e di Spagna abbiam noi trovati in Roma
sotto i primi Cesari? Molto più crebbe il numero degli stranieri, dappoichè cominciarono a sedere sul trono
stranieri imperadori, come si spesso avvenne dopo la
morte di Domiziano fino alla caduta dell’impero occidentale. Una cognizione mediocre della storia romana basta a persuadercene. Qual maraviglia dunque se, essendo
Roma e l’Italia piena di nuovi abitanti di patria e d’idioma diversi, venisse la lingua latina corrompendosi a
lenti passi, e facendosi rozza ed incolta?.
Il march. Maffei dice che questo corrompimento venne
dall’abbandonarsi il parlar colto ed elegante, e dall’introdursi il popolar grossolano. Ma ci dica egli di grazia
onde ciò appunto avvenisse. Per molti secoli la lingua
latina avea successivamente acquistate nuove grazie e bellezze, sino a giungere a quella perfezione che ottenne
a’ tempi di Cesare e di Augusto. Perchè mai decadde
ella poscia? Perchè quelli ch’ei chiama popolari idiotismi , s’introdussero ancora tra le persone colte e ne’
libri? Gli storici, gli oratori, i poeti del secondo secolo
e de’ susseguenti scrivevan pure nella più pulita maniera
che fosse loro possibile -, e se fosse stato lor detto che
introducevano ne’ loro libri il rozzo parlar del volgo,
essi avrebbon creduto di ricevere oltraggio. Perchè dunque ciò non ostante il loro stile è si diverso da quello
de’ più antichi scrittori? Perchè si veggono nelle lor
opere voci ed espressioni che agli antichi erano sconosciute? Perchè , volendo essi pure essere colti ed eleganti scrittori , son nondimeno scrittori rozzi ed incolti? Di ciò già si è favellato nella Dissertazione premessa
al secondo tomo di questa Storia. Il gran numero di
stranieri ch’era in Roma, ne fu, a mio parere, la sola
e vera ragione. Questi non potevano ivi usare del natio
loro linguaggio, che non era inteso. Conveniva dunque
che usassero del latino. Ma ben possiamo immaginarci
qual fosse il loro latino: e quante barbare voci essi vi
frammischiassero, paghi di dare ad esse suono e desinenza latina. Queste voci e queste espressioni di nuovo
conio passavano ancora nella vicendevole conversazione