Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/107

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40 LIBRO scritto i dottissimi Ballerini (Diss. de Collect. Decretal pars 3, c. 1, vol. 3 Op. S. Leon). In qual anno ei morisse, non si può accertare; ma pare che non si possa differir molto dopo l’anno 540, verso il qual tempo, come abbiam detto, Cassiodoro ritirossi nel monastero. X. Aggiungansi a questi que’ molti monaci che cominciarono di questi tempi a scriver le Vite de’ fondatori de’ lor monasteri, o di quelli che in essi per la santità de’ loro costumi si renderono illustri; molte delle quali si posson veder raccolte e date alla luce dall’eruditissimo P. Mabillon negli Atti de’ Santi dell’Ordine di S. Benedetto. Ed io ben so che molti troppo severi critici de’ nostri giorni hanno cotali Vite in conto di favolose, e le dicono piene di puerili e di claustrali semplicità. Nè voglio già io negare che alcuni di questi scrittori non siano stati creduli oltre il dovere, e molte cose non ci abbian narrate inverisimili e false. Ma parmi ragionevole primieramente, che col rigettare ogni cosa non si cada in un difetto uguale, o forse ancora maggiore di quello di credere ogni cosa; in secondo luogo, che allor quando s’incontra qualche racconto maraviglioso, non si gridi tosto all’impostura (seppure non si pretenda di aver dimostrato che cose maravigliose non posson mai accadere), ma si esamini su quai fondamenti esso si asserisca; in terzo luogo, che a ciò che uno assicura di aver veduto j cogli occhi suoi propj, non si neghi fede così 1 di leggieri; nè si dia ad altri senza gravissimo fondamento la taccia di mentitore, che troppo mal volentieri si soffrirebbe di ricevere; per ,