Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/119

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58 LIBRO Tutti questi argomenti mi rendono assai probabile l’opinione del Sassi, che nelle scuole di Milano l’esser da S. Ennodio recitate tutte le Orazioni medesime; e così pensa anche il Sirmondo (in not. ad dict. 9). Questi però congettura che una delle suddette Orazioni (dict. 7) che ha per titolo: In dedicatione Auditorii, quando ad forum translatio facta est, fosse da lui tenuta in Roma; e fonda la sua opinione singolarmente su queste parole: Non agnoscit forum Romani populi, non liberalis eruditionis gymnasium, qui adhuc quasi in secessibus conticescit: nel qual passo ei crede che veramente si parli del foro romano, dove in Roma fossero state trasportate le scuole del Campidoglio, ove fin allora erano state. Ma a me sembra che anche delle scuole e della città di Milano si possa intendere. Che Milano avesse il suo foro, niuno, io credo, vorrà muoverne dubbio. Ad esso dunque potean essere trasportate le scuole; e perchè in esse insegnavasi a perorare, potea allora quel foro considerarsi come somigliante al romano, ove gli oratori si esercitavano nel trattare le cause. E certo non mi par verisimile che S. Ennodio, il quale, quando andò a Roma, dovea essere almeno diacono, volesse comporre e recitare pubblicamente un’orazione su tale argomento (a). (a) Assai meglio del Gatti ha difesa l’opinione de’ Pavesi l’erudito P. M. Capsoni dell"Ordine rie’ Predicatori nel tomo III non ancora pubblicato delle sue Memorie su quella illustre città, di cui egli ha voluto gentilmente comunicarmi alcuni tratti (§. 5i, ec.). Tigli esaminando