Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/123

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Gj LUtllO die in esse sostenne, degli elogi di cui fu onorato da molti uomini celebri per santità e per sapere, si veggano i mentovati scrittori. Oltre le Opere che già abbiam rammentate, ci rimangono ancora di lui nove libri di Lettere, la Vita di S. Epifanio vescovo di Pavia, e di S. Antonio monaco di Lerins, ed altri opuscoli, che sono stati raccolti ed eruditamente illustrati dal P. Sirmondo (vol. 1 Op.). In esse si scorge facilmente un uomo di acuto e vivace ingegno; ma che usa di uno stile così intralciato, duro ed incolto, che si ha spesso gran fatica ad intenderne il senso. I versi però, come di altri autori abbiamo osservato, sono assai meno incolti. Il Dupin, censore troppo severo di autori che forse non avea mai letti, accusa S. Ennodio di esser caduto negli errori de’ Semipelagiani (Bibl. des Aut. eccl. t. 6, p. 27); ma il P. Sollier (l. cit. p. 275), e poscia i Maurini autori della Storia Letteraria di Francia (l. cit p. 108) hanno mostrato che il santo non poteva più apertamente di quel che ha fatto combattere gli stessi errori. VII. Prima di parlare di altri scrittori di questa medesima età, ci conviene qui osservare alcune cose appartenenti al nostro argomento, che s’incontran nell’Opere di S. Ennodio. E in primo luogo noi vi veggiamo la celebrità e il fiore in cui erano allora le scuole di belle lettere in Milano (Veggasi la nota 6 al numero IV di questo capo). L’uso di condurre ad esse i fanciulli con una cotale solennità, e di recitare nell’offerirgli al maestro un’orazione; il costume delle pubbliche recite nelle scuole