Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo III, Classici italiani, 1823, III.djvu/129

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G8 Limo pruove presso il Sassi De Stud. Mediol. c. 5). Per altra parte abbiamo da S. Ennodio (dict, 9), che essendo Aratore rimasto orfano in età giovanile, Lorenzo vescovo di Milano il prese in casa, ed allevollo qual figlio. E quindi rendesi | assai probabile l’opinione dello stesso Sassi (l. cit), e poscia dell’Argelati (Bibl. Script, mediol.), eh’ ci fosse di patria milanese. Non è però a spregiarsi l’autorità di un codice antico citato dal ch. Mazzucchelli, in cui Aratore è detto due volte bresciano. Checchessia di ciò, è certo che Aratore attese agli studj sotto Deuterio , come già abbiamo osservato; e perciò da Atalarico gli si ascrive a gran lode che anche in paese straniero abbia appresa l’eloquenza, e die la lettura di Tullio lo abbia renduto facondo , ove una volta non usavasi che la lingua gallica. Nella stessa lettera Atalarico rammenta l’eloquenza e il sapere di cui era fornito il padre di Aratore, da cui dice che questi avea potuto apprendere molto, finchè visse con lui. Annovera inoltre gli onorevoli impieghi dal Aratore sostenuti, cioè di causidico e di deputato della Dalmazia a Teodorico, nella qual occasione avea egli spiegata parlando un’ammirabile eloquenza. A premio di questa sua eloquenza egli ebbe, come si è accennato, la carica di conte de’ domestici, a cui il ch. Mazzucchelli colf autorità di alcuni codici mss. aggiugne quella di conte delle private donazioni. Ma a queste e ad altre onorevoli cariche, a cui poteva aspirare, ei rinunciò per entrare al servigio della Chiesa romana, (di cui fu suddiacono. Erasi egli fin da’ più teneri anni